Tra lo Scrabble, primo ed il Risiko, terzo, al secondo posto dei giochi da tavolo più venduti al mondo (quelli protetti da copyright ovviamente) si classifica il Monopoli, che in italiano si legge con l’accento sulla seconda sillaba, mentre nell’originale americano si legge Monopòly (italiano “monopòlio”), con l’accento correttamente sulla terza sillaba.
Il gioco infatti arrivò in Italia nel 1935, anno XIII dell’Era Fascista, e a quell’epoca, autarchica, non si potevano usare nomi stranieri. Così comparvero nell’edizione italiana anche toponimi, poi scomparsi nel dopoguerra, come “Via Vittorio Emanuele” (poi “Via Marco Polo”), “Via del Fascio” (“poi Via Roma”) e “Largo Littorio” (poi “Largo Augusto”).
Il grosso dei nomi fanno riferimento alla Milano dei tempi di Emilio Ceretti, fondatore della Editrice Giochi, prima importatrice del gioco.
Monopoly ha come gioco “di origine”, The Landlord’s Game, un gioco da tavolo brevettato nel 1904 dall’americana Elizabeth Magie. Si trattava di un gioco sulla proprietà della terra e sulle tasse destinato a educare i giocatori al “georgismo“.
Il georgismo era un sistema proposto da tale Henry George, con l’obiettivo di dimostrare come gli affitti arricchiscono i proprietari e impoveriscono gli inquilini. La Magie pensava che alcune persone potessero avere difficoltà a capire perché questo accadesse e cosa si potesse fare, e pensava che se le idee georgiane fossero state messe nella forma concreta di un gioco, avrebbero potuto essere più facili da dimostrare. La Magie sperava anche che il gioco, se giocato da bambini, avrebbe suscitato il loro naturale sospetto di ingiustizia, e che essi avrebbero potuto portare questa consapevolezza in età adulta.
Finita la storia, torniamo al gioco, che ha come obiettivo, dichiarato nelle regole, quello di diventare “monopolista”, ovvero proprietario di tutto o della gran parte del tutto: terreni, società energetiche, stazioni ferroviarie, case, alberghi, ecc…
Al contrario di quello che sperava l’idealista americana Magie, il gioco è tra i più competitivi che si conoscano, e nelle infinite partite che anche io ho giocato, ho visto persone nella vita docili e miti, trasformarsi in predoni della finanza, accaparratori e strozzini della peggior specie.