Sicuramente vi chiedete il perchè di questo titolo, dedicato ad uno dei più famosi giochi da tavolo del tipo “quiz“, ovvero un gioco in cui, a turno, i giocatori provano la propria abilità rispondendo a domande di cultura generale (almeno nell’edizione classica del gioco o nella più recente edizione Party).
Il perchè ve lo spiego. Una volta proposi di giocare “a Trivial” a dei fratelli di chiesa, e venni rampognato da una sorella di chiesa che mi disse che, parole testuali, “per le volgarità in chiesa non c’è posto!“. Per poi diventare tutta rossa quando le spiegai di che parlavo…
In effetti in italiano il nome del gioco si presta all’equivoco. Trivial, così come l’italiano Triviale, vengono dal concetto di trivio, che è l’incrocio di tre strade, di tre vie. Il problema sorge perchè in italiano è prevalso il significato di triviale come volgare, di strada… Perchè agli incroci delle strade potevi ad esempio trovare delle prostitute (per cui ancora oggi si dice “donne di strada“, anticamente “donne da trivio“).
Ma sia l’inglese trivial che l’italiano triviale hanno in realtà come primo significato banale, futile, “leggero”. Meno problemi ci sono per Pursuit che significa ricerca, inseguimento, passatempo.
Ma veniamo al gioco vero e proprio, creato in Canada agli inizi degli anni Ottanta, oggi il terzo gioco da tavolo più venduto di sempre, dopo lo Scrabble ed il Monopoly. In Italia arrivò nel 1984, distribuito dalla Polistil, ma, forse anche a causa del prezzo, davvero elevato per allora, non riscosse grande successo. Fu la Hasbro Italy a rivitalizzarlo e tra il 1991 ed il 1993, ben 500.000 pezzi dell’edizione base vennero vendute anche nel nostro paese.
L’edizione base conteneva una plancia di cartone, un dado, i contenitori per le schede con le domande e le risposte (1.000), sei segnaposto di plastica a forma di “torta affettata” con sei spazi per gli “spicchi” ed infine i sei spicchi per ciascun colore.
Le materie delle domande sono sei, contrassegnate ognuna da un colore differente. Blu per la geografia, rosa per lo spettacolo, giallo per la storia, marrone per arte e letteratura, verde per natura e scienze, arancio per hobby e sport.
Senza entrare nel dettaglio delle regole, i giocatori devono conquistare sei spicchi di differenti colori. Riempito il loro segnaposto possono muoversi verso l’esagono centrale. Quando ci arriva gli altri lo sottopongono alla domanda finale e, se la risposta è corretta, vince.
E’ considerato un gioco per adulti, non nel senso che gli dava la sorella di cui scrivevo all’inizio, ma semplicemente perché le domande sono di una certa difficoltà, quindi occorre un buon livello di cultura generale che si suppone che si raggiunga in età matura. Quindi è consigliato a chi ha almeno sedici anni di età.